Dopo aver studiato all’università gli ulivi, l’ovicoltura, la fermentazione delle olive da mensa e i vari problemi che ci si imbatte se non si usano adeguate precauzioni nella conservazione dell’olio, ho avuto l’occasione di diventare una Blendmaster per un giorno. Per chi non sapesse chi sia il Blendmaster possiamo dire che è lo chef dell’olio, ossia il creatore del blending perfetto che, affidandosi al suo naso e alla sua bocca, riesce a riconoscere le fragranze dei vari blend e grazie alla sua sapiente miscelazione dei diversi profumi, aromi e sapori è in grado di ottenere l’aroma perfetto.
Ogni olio extra vergine d’oliva, infatti, è caratterizzato da sfumature e note organolettiche diverse tra loro, e grazie a un blending preciso questi aromi vengono modulati ed equilibrati per dare un risultato unico.
Questo è quello che l’oleificio Zucchi (qui la loro pagina FB) mi ha invitato a fare la scorsa settimana durante la blendingexperience.
Avevo a disposizione 4 cultivar differenti e anonimi, infatti solo alla fine ho scoperto la loro provenienza. Il campione A, un olio leggero e fresco che proveniva dalla Liguria;il B, un olio più corposo e forte proveniente dalle campagne salentine di Brindisi; il C, era un olio siciliano dai sapori fruttati e dal marcato sentore di pomodoro; infine il D, un olio spagnolo dai profumi erbosi e dal giusto equilibrio.
Dopo aver assaggiato i vari oli, secondo il metodo che un vero blendmaster utilizza, li ho mixati creando il Mio olio perfetto. Ne è risultato un olio forte, ben deciso, perfetto per una bruschetta molto semplice dove l’ingrediente principale deve essere proprio lui, il mio olio Kitchen Trouble.
Sono soddisfatta del mio blend, perché rispecchia i miei gusti in cucina: mi piacciono, infatti, i sapori ben strutturati e decisi, e preferisco l’utilizzo di pochi ingredienti per poter esaltare il loro gusto senza coprirli con altri sapori.